Owen Jorgensen

SOPRANNATURALE: La vita di William Branham

Colpito accidentalmente

Capitolo 5

1923-1924



William Branham passò la sua quattordicesima estate – 1923 – aiutando il padre a curare il giardino e a lavorare il campo. Charles aveva due cavalli a casa — un vecchio cavallo per arare del quale era proprietario e uno giovane preso in prestito dal signor Wathen. Siccome lui aveva due aratri singoli, Charles attaccava entrambi gli aratri allo stesso tempo. In giugno, Billy e suo padre stavano arando tra due solchi di mais quando i cavalli cominciarono a sbuffare e a calpestare i loro zoccoli nervosamente. Billy si sforzava di tenere i cavalli tra i solchi affinché l’aratro non deviasse nelle piante di mais. Egli gridò: “Papà. Cosa c’è che non va con questi cavalli”?

Anche il cavallo di Charles era agitato. Si fermò e si asciugò la fronte con il suo fazzoletto bianco e rosso a quadratini e studiò l’orizzonte. “Figliuolo sta per arrivare una tempesta”.

Billy scrutò attentamente l’orizzonte blu limpido.

“tempesta? Non vedo nessuna tempesta, papà”.

“Figliuolo, tu non capisci. Dio ha dato a questi cavalli un istinto. Loro possono odorare quella tempesta da molto lontano”.

Incominciarono di nuovo ad arare ma non fecero ancora due solchi, che cupe nubi si formarono all’orizzonte. Ebbero appena il tempo di riportare i cavalli nella stalla che il temporale si scatenò. Billy raramente pensava a Dio, perché l’argomento raramente entrava nella conversazione famigliare; ma quel giorno pensava a Lui e si chiedeva quale altro acuto istinto avesse dato agli animali. Pensando alle meravigliose cose che egli aveva visto tra le creature dei boschi, Billy decise che Dio deve essere veramente un’amabile persona.

Un sabato mattina, Billy chiese se poteva andare in città per quel giorno. Charles lo pagò 10 centesimi per l’aiuto di tutta la settimana, dicendo: “Non spenderli tutti in un luogo, figliuolo”.

Arrivato a Jeffersonville in autostop, Billy andò a casa di suo cugino, Jimmy Poole. Poi lui, Jimmy e Earnest Fisher girovagarono in centro città a spendere il loro denaro. Billy toccava la moneta nella tasca mentre camminava. Si sentiva così ricco. Per primo comprò un cono gelato per un centesimo. Dopo averlo mangiato, ne comprò e mangiò altri due. Poi andò al negozio di caramelle da Schimpff fissando con vivo desiderio fila dopo fila i vasi di vetro pieni di caramelle. Billy era già stato qui prima e sapeva quali gli piacevano di più. Pagò 2¢ per due etti di red hots ( caramelle alla cannella ed. ) Così gli rimasero giusto 5 centesimi, abbastanza per due film al Leo’s Theater.

 Dopo avere visto i film western per ore, Billy fantasticava riguardo al vivere come eroe in un ranch nell’ovest. Il massimo dell’ambizione della sua gioventù fu di essere un vero cowboy, con gambali, stivali e cappello da cowboy e un cavallo nervoso che nessun altro potesse cavalcarlo all’infuori di lui. Frequentemente udì suo padre raccontare di come, quando era più giovane, aveva un focoso cavallo selvaggio e partecipava ai rodei dal Kentucky fino al Texas. Billy pensò: “Oh my, quando sarò un po’più vecchio, andrò laggiù nell’ovest e sarò un vero cowboy.

Billy si “esercitava” con il vecchio cavallo da tiro. Quando lui e suo padre avevano passato il giorno nel campo, Billy tornava a casa sempre prima per fare i lavori consueti. Conduceva il suo vecchio ronzino dietro la stalla ad un abbeveratoio ricavato da un tronco scavato. Il cavallo immergeva il suo muso nel limo, bevendo l’acqua a sorsate, mentre Billy scioglieva i finimenti e li portava nella stalla. Le api ronzavano sopra l’abbeveratoio. I fratelli più giovani di Billy si radunavano intorno. Loro prendevano i crini strigliati della criniera e della coda e li intrecciavano facendone un “serpente” di crine, che facevano galleggiare nell’abbeveratoio. Quando il cavallo bevendo formava delle onde, il serpente di crine si muoveva sulla superficie dell’acqua come un vero serpente “mocassino dalla testa di rame”.

Billy prese la sella dalla stalla e la mise sulla schiena del cavallo. Il loglio cresceva fitto intorno all’abbeveratoio. Billy raccolse una manciata di spighe pungenti e le ficcò sotto la sella prima di fissarla strettamente. I suoi fratelli si allinearono lungo lo steccato per lo spettacolo. Saltando in groppa al cavallo, Billy conficcò i suoi talloni nei fianchi, cercando di farlo impennare. Il povero e vecchio cavallo, stanco del lavoro di tutto il giorno, nitrì e si voltò indietro alzando a malapena gli zoccoli. Billy balzò avanti e indietro nella sella, simulando che il suo cavallo fosse un fiero stallone selvaggio. Egli strillò: “Guardatemi! Sono un cowboy”! Mentre picchiava il dietro del cavallo con il suo cappello di paglia. Tutti i suoi fratelli ridevano e battevano le mani.

Quell’autunno dopo che le messi furono raccolte, Billy passava molto più tempo nei boschi, pescando e cacciando con il suo cane. Billy amava il suo cane e vantava Fritz che poteva stanare ogni animale. Nemmeno una puzzola poteva scoraggiare il suo fedele cane. Fritz inseguiva una puzzola fin dentro un folto cespuglio, quindi girava attorno abbaiando per bloccare la puzzola. Quando Billy voleva prenderla, tutto quello che doveva fare era togliere l’accerchiamento e dire: “Prendilo, ragazzo”. Senza esitazione, Fritz si tuffava dentro afferrando la puzzola, ignorando il tremendo puzzo che emanava. Naturalmente la mamma di Billy disapprovava questa pratica.

Billy cominciò a girovagare più lontano da casa e così scoprì Tunnel Mill, un’area rurale a 15 miglia nord-est di Jeffersonville vicino Charlestown, Indiana. L’area prese il suo nome da uno straordinario mulino vicino al torrente, al quattordicesimo miglio. All’inizio del 1800 un uomo di nome John Work stava cercando una buona ubicazione per costruire un mulino. Non era facile trovare un posto perfetto. Aveva bisogno d’acqua che scorresse con sufficiente velocità e volume per far girare la sua gigantesca ruota a pale per più mesi dell’anno possibile. John Work notò che in un punto il quattordicesimo torrente scorreva quasi completamente intorno ad una grande collina rocciosa, con un dislivello di 8 metri nel suo corso. Accortamente calcolò che se avesse costruito il suo mulino a valle della collina e se avesse fatto un tunnel a monte del torrente, costringendo l’acqua a scendere direttamente attraverso il tunnel, la forte corrente attraverso avrebbe fornito tutta la potenza che necessitava alla sua ruota a pale. Il mulino ed il tunnel furono completati nel 1820, la zona prese il nome appropriato di Tunnel Mill. (mulino del tunnel ed.) Trenta anni più tardi, il figlio di John Work vendette il mulino a Wilford Green, la cui famiglia tuttora lo gestisce. Ecco perché qualche volta la zona era anche chiamata dagli abitanti locali Green’s Mill.

Isolato dalla civiltà, il territorio di Tunnel Mill abbondava di pesce, cervi, opossum, puzzole, procioni, topi muschiati, castori, scoiattoli, alberi, colline, rocce, ruscelli, quiete e serenità — in breve, tutto quello che Billy voleva nella vita. Egli ci andava spesso, facendosi portare dai camion della distribuzione che facevano la spola tra Charleston e Jeffersonville. Qualche volta convinceva i suoi due amici intimi — Jimmy Poole e Sam Adair— ad andare là con lui. Qualche volta portava Edward ed Henry. Abitualmente dormivano in una capanna di ranger abbandonata e prendevano sempre la colazione direttamente dal fiume. In un posto, il quattordicesimo torrente, era profondo circa 3 m. ed era largo 14 m., formando una perfetta insenatura per nuotare. Billy chiamò quel luogo: “Buca del castoro”. Egli portò un grande rotolo di corda e la legò al ramo di un albero che si sporgeva sull’acqua. Dalla sponda poi si buttavano facendosi dondolare in un grande arco sopra il fiume; poi lasciavano la presa. La corda dava ai ragazzi ore di divertimento senza fine.

 Quando non poteva trovare qualcuno che andasse con lui, Billy andava da solo a Tunnel Mill in autostop. Passava giorni cacciando, pescando ed esplorando terreni boscosi e accidentati. Durante una di queste escursioni, casualmente scoprì il suo futuro nascondiglio. Andando sul fianco di una collina, si trovò alla base di una parete scoscesa di roccia calcarea. Sotto di lui il suolo scendeva ripidamente in una gola profonda di circa 28 metri. L’intera area era molto boschiva e cosparsa di grandi pietre di rocce calcaree che erano precipitate da sopra il precipizio. Billy stava scegliendo accuratamente la via alla base del dirupo, quando notò ai suoi piedi un buco di 60 centimetri, quasi nascosto dalla folta vegetazione. Subito suppose che doveva essere una tana di volpe — una breccia tra due rocce dove gli animali si riparavano dal brutto tempo. Ma ad un’ispezione più attenta scoprì che era l’ingresso di una caverna. Billy si intrufolò mettendo prima i piedi. Il buco scendeva per circa un metro e da lì il suolo si inclinava verso il basso entrando dentro la collina fino a formare uno stretto corridoio, abbastanza alto da permettergli di stare in piedi. L’aria era fresca e umida. Billy andò tastoni lungo il corridoio per una piccola distanza, finché ebbe paura. Cosa sarebbe successo se fosse cascato in un buco? Ora non osava andare più oltre nell’oscurità. Sarebbe tornato più tardi, meglio equipaggiato.

La volta seguente che Billy andò nella zona, portò con se alcune candele così da poter esplorare la grotta più in profondità. Si introdusse dimenandosi attraverso l’apertura e scivolò giù per la pendenza sdrucciolevole fino al primo posto dove poteva stare in piedi. Il corridoio qui era largo solo circa mezzo metro. Sebbene le pareti fossero pressappoco perpendicolari, le ombre causate dalle tremolanti luci delle candele accentuavano i molti angoli della pietra calcare interna. Il passaggio si spingeva leggermente a destra allargandosi un po’. Qui il pavimento ed il soffitto erano entrambi abbastanza spianati, come se questa parte di grotta fosse stata fatta per un’abitazione umana. C’era anche un ripiano piatto che sporgeva da una parete che era la giusta misura di un letto. Dopo circa 4 metri il corridoio si restringeva di nuovo; il pavimento ed il soffitto divenivano irregolari; la volta era costellata di grosse pietre angolari di calcare, saldamente incuneate, ma dando l’illusione che potessero cadere da un momento all’altro.

A questo punto aveva percorso circa 12 metri dall’entrata. Improvvisamente si fermò ed emise un fischio di stupore. Di fronte a lui la caverna si allargava formando una piccola stanza. Nel centro della stanza era situata una tavola, formata da un singolo pezzo di calcare massiccio. La tavola era un blocco rettangolare di circa un metro di altezza, un metro di larghezza e 1 metro e 20 centimetri di lunghezza. La superficie della tavola sembrava decisamente piatta e livellata e i quattro bordi sembravano perfettamente a squadra. Ma la caratteristica più importante nella stanza era una pietra aguzza, a tre lati che sporgeva giù dal soffitto, come una piramide capovolta. Questa pietra pendeva direttamente sopra la tavola; la punta della piramide era a pochi centimetri dalla superficie della tavola.

Billy si sentì felice della sua scoperta. Gli sembrava un perfetto nascondiglio. Decise di non mostrarlo ai suoi fratelli o amici. Questo sarebbe stato il suo intimo segreto. Quando lasciò la grotta, camuffò l’entrata cosicché altri passanti o cacciatori non potessero scoprirla casualmente.

 

Questo fu il miglior periodo della sua gioventù, i buoni ricordi — camminare per i boschi, dormire sotto le stelle, pescare per la colazione, cacciare per la cena con il suo fucile calibro 22. La sua precisione nel tiro migliorò tanto che poteva colpire uno scoiattolo a circa 50 metri e colpirlo ogni volta dritto in mezzo agli occhi. Infatti, divenne una correttezza sportiva per lui perché, a meno che lo scoiattolo non avesse guardato nella sua direzione non avrebbe premuto il grilletto. Egli divenne anche un esperto tiratore con la doppietta, colpendo facilmente ogni uccello in volo.

Una sera d’autunno del 1923, quattordicenne — Billy stava andando a casa con suo cugino Jimmy Poole. Quel pomeriggio i due erano stati a caccia d’uccelli, ma ora i loro pensieri erano da qualche altra parte — scherzando, ridendo e spingendosi l’un l’altro. Per disgrazia Jimmy non ebbe cura di scaricare il suo fucile da caccia. Improvvisamente il fucile esplose, scoppiando tra le gambe di Billy a distanza ravvicinata. Billy crollò, urlando dal dolore.

Jimmy cadde sulle sue ginocchia balbettando: “Mi dispiace, Billy. Mi dispiace molto. E’ stato un incidente. Io non volevo” — Poi osservò meglio le gambe del suo amico. La faccia di Jimmy impallidì. “Billy, non provare a muoverti. Andrò a cercare aiuto”.

“No, non lasciarmi”, strillò Billy. Ma Jimmy stava già correndo come una lepre. Quando Billy guardò in giù alle sue gambe, inorridì nel vedere che erano quasi spezzate in due. Si gettò indietro con la testa a terra, tremando di paura. “Dio, abbi misericordia di me”, gemette. “Tu sai che non ho mai fatto” — e poi si fermò, cercando di pensare a qualcosa di buono della sua vita, qualcosa che potesse influenzare Dio ad avere misericordia di lui. L’unica cosa che poteva pensare era: “Dio, abbi misericordia di me. Tu sai che non ho mai commesso adulterio”.

In breve tempo Jimmy fu di ritorno con un vicino, Frankie Eich, il quale portò Billy all’ospedale Clark Country Memorial Hospital. Billy in agonia gridava mentre le infermiere gli tagliavano via grossi pezzi di carne con le forbici e lo pulivano al meglio che potevano. Il signor Eich teneva la mano di Billy. Quando le infermiere finirono, dovettero liberare il polso del signor Eich dalla presa di Billy con grande sforzo. I raggi x rivelarono dei pallettoni molto vicino alle pareti delle arterie, una piccola scalfittura avrebbe potuto tagliare le vene di Billy e avrebbe causato un’emorragia. Questi erano i tempi prima delle trasfusioni di sangue. Se avesse perso molto sangue, gli sarebbe stato fatale.

Quella notte Billy dormì agitatamente, a volte gemendo e altre volte lamentandosi per il dolore. Un po’ dopo la mezzanotte si svegliò al rumore di uno schizzo. Toccando le sue gambe dilaniate, la sua mano affondò in una pozza di sangue. Suonò il campanello per le infermiere, ma la sola cosa che loro poterono fare fu di assorbire il sangue con degli asciugamani e avvolgere le fasciature più strettamente.

Il giorno seguente le infermiere trasportarono Billy nella sala operatoria e gli fecero respirare l’etere per anestetizzarlo. Il dott. Reeder fece quello che poté per riparare il danno, ma siccome Billy era molto debole, il dottore pensò che non ce l’avrebbe fatta. Oltre alla mamma e al papà di Billy, due signore gli stavano accanto in questa prova — la signora Stewart, un’amica di famiglia e la signora Roeder, il cui marito era sovrintendente all’autofficina del paese.

Billy dormì per otto ore sotto l’effetto dell’anestetico. Quando finalmente aprì gli occhi, vide la signora Roeder seduta accanto al suo letto, piangendo perché egli era così vicino alla morte. Sprofondò di nuovo nel sonno, e nell’ora seguente perse e riprese conoscenza alcune volte. Poi successe qualcosa — qualcosa come un sogno, ma molto più realistico di un sogno; chiaro come il vetro di una finestra, come se fosse veramente là … e in questa cognizione lui percepì che stava cadendo — cadendo in giù attraverso ciuffi di nubi in un’oscura eternità, sprofondando giù, giù, giù … sembrava non esserci nessun fondamento nel suo mondo, niente che potesse fermare la sua caduta. Gridò: “Papà”! La parola sembrava svanire senza vita. “Mamma”! Egli gridò. “Mamma”! La sua mamma non era lì. “Dio”! Egli gridò “Afferrami”! Il pietoso grido sembrava vacuo nell’immenso vuoto. Erano le tenebre senza fine? Era passato oltre il regno terrestre, oltre la portata di Dio? Forse sarebbe continuato a cadere così per sempre. Il terrore lo afferrò.

Poi debolmente, sempre più debolmente egli udì dei rumori spettrali, come lamenti. Mentre cadeva, i suoni si facevano sempre più forti fino a che erano tutto attorno a lui — gemiti e suoni simili a grugniti. Ora gli apparvero nell’oscurità facce di donne, orribili facce con pustole di cancro verde sugli occhi e attorno alle bocche contorte che gemevano: “Uh…uh…uh…uh”... Billy chiamò forte, “Oh Dio, abbi misericordia di me! Abbi misericordia! Se Tu mi lasci ritornare di nuovo in vita, Ti prometto che sarò un bravo ragazzo”!

In un istante era di nuovo nella stanza dell’ospedale, la sua confusa visione si focalizzò sugli occhi infossati e scuri di sua madre. La faccia di lei si illuminò e strinse fra le braccia suo figlio, piangendo, “Oh! Billy, Billy, pensavamo che fossi morto. Grazie a Dio, sei vivo”.

Vivo, sì — ma a stento. Non c’era penicillina disponibile in quei giorni e le gravi ferite si infiammarono per l’infezione. La sua degenza in ospedale si prolungò per settimane. I Branham non avevano soldi per le spese ospedaliere, così la signora Roeder organizzò una colletta a favore di Billy. Tra l’aiuto sociale della sua chiesa, i Massoni e il Klu klux klan e donazioni individuali, alla fine tutte le spese furono completamente pagate.

Finalmente i dottori dissero a Billy che era migliorato abbastanza da potere andare a casa. Disgraziatamente la sua sofferenza era lontana dall’essere terminata. A casa egli fu ancora costretto a letto. I mesi passavano e le sue gambe non miglioravano. Billy si agitava sul suo materasso di cartoccio di granoturco per molte, dolorose e buie ore, pensando a quella strana esperienza dove era sprofondato in quella terrificante oscurità. Gli era sembrata così vivida e reale. Dov’era stato? Più tardi i dottori gli raccontarono delle sue condizioni fisiche di quei momenti — il battito cardiaco calava continuamente così che loro pensavano che stesse morendo. Billy si chiedeva se fosse potuto essere precipitato nell’inferno? Ciò lo tormentava. Egli pensò: “Che non sia mai che dovrò andare in un tale luogo; che non sia mai che un altro essere umano vada in un tale luogo”. Poi pensò a quello che aveva promesso a Dio —”Se mi permetterai solamente di vivere, Ti prometto che sarò un bravo ragazzo”. Cosa voleva dire “Essere un bravo ragazzo”? E comunque, chi era Dio? Tutta l’esperienza lo rendeva perplesso.

Come il freddo inverno entrò nella calda primavera del 1924, divenne visibile che le ferite di Billy peggioravano invece di migliorare. I suoi polpacci si erano gonfiati due volte di più della normale grossezza, anche le cosce erano raddoppiate cosicché non poteva raddrizzarsi sulle gambe. Il dottore Reeder diagnosticò che la sua condizione era dovuta all’avvelenamento del sangue causato dai frammenti che erano rimasti nelle ferite. Di nuovo la vita di Billy era in pericolo. Il dottore consigliò che tutte e due le gambe fossero amputate sino alle anche. Billy non poteva sopportare l’idea di perdere le gambe. Come avrebbe potuto cacciare e girovagare per i boschi. Tanto valeva essere morto. Con assoluta determinazione rifiutò di farsi amputare le gambe, piangendo disse: “No, dottore — vai solo un po’ più in alto e tagliale via da quassù” — e con la sua mano disegnò una linea da una parte all’altra del collo.

“C’è una possibilità che tu possa farcela, anche se non amputiamo”, ribatté il dottore: “Possiamo entrare e cercare di pulire le ferite dal materiale estraneo. È una piccola possibilità, ma potrebbe funzionare”.

Quella era una piccola possibilità che Billy era disposto ad accettare. Così, sette mesi dopo l’incidente con il fucile da caccia, Billy giaceva di nuovo su di un tavolo operatorio. Il dr. Reeder ed il dr. Pearl, uno specialista di Louisville, riaprirono le sue ferite e accuratamente cercarono nella carne, togliendo fuori i pezzettini untuosi del vestito da caccia, batuffoli di stoppaccio della cartuccia e tanti pallini di piombo quanti ne poterono trovare. Quindi suturarono e chiusero le incisioni e sperarono per il meglio.

Billy dormì parecchie ore sotto l’effetto dell’anestetico. Uscendo fuori dal suo limbo nella brillante luce riprendendo i sensi, Billy ebbe un’altra straordinaria esperienza, ogni pezzettino era vivido e vero come il precedente, ma molto diverso. Lui aveva la percezione questa volta di essere completamente sveglio perché stava sdraiato sul letto dell’ospedale guardando direttamente suo padre. La stanza dell’ospedale svanì ed improvvisamente gli sembrò di essere all’Ovest in una prateria. Erba di prateria, cactus crescevano in ogni direzione fino all’orizzonte. Un’enorme croce dorata era sospesa nel cielo davanti a lui, risplendendo come il sole e proiettando raggi di Luce. Come Billy elevò le sue mani verso quell’emblema, alcuni di quei raggi di Luce sembrarono fluire direttamente nel suo torace. Poi l’esperienza finì e Billy si trovò di nuovo nella stanza dell’ospedale che guardava suo padre. L’operazione ebbe buon esito.



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